«L’attacco di Hamas è un vile attentato terroristico con pochi precedenti nella storia, ma aldilà della doverosa solidarietà allo stato d’Israele, mi preme sottolineare come nel Paese trovino ancora applicazione misure restrittive che vìolano i diritti umani».
Lo afferma l’avvocato Alexandro Maria Tirelli, presidente delle Camere penali del diritto europeo e internazionale e direttore dell’Osservatorio di politica estera di Cpi.
«Emblematico il caso di Khaled El Qaisi, un ricercatore italo-palestinese che al valico di frontiera con la Giordania, mentre faceva ritorno in Italia con la moglie Francesca Antinucci e il figlio di 4 anni, lo scorso 31 agosto è stato arrestato e liberato solo il 1 ottobre, senza ricevere nessuna spiegazione sui motivi della propria detenzione presso un carcere israeliano, senza poter conoscere le accuse a lui mosse. Khaled, attualmente, è sottoposto a un regime restrittivo a Betlemme e non può lasciare il paese, ha l’ordine infatti di restare a disposizione delle autorità israeliane. Una situazione assurda su cui chiediamo l’intervento della premier Giorgia Meloni e del governo affinché facciano pressioni sul governo di Tel Aviv per consentire a un cittadino italiano di fare rientro in patria e ricongiungersi con la propria famiglia».
«Chiediamo, inoltre, allo stato di Israele di eliminare dal suo ordinamento giuridico la detenzione amministrativa. Una norma, in palese violazione dei diritti umani, che prevede la privazione della libertà a tempo potenzialmente indeterminato, senza processo e senza possibilità di difendersi da prove tenute segrete. Un trattamento crudele, inumano e degradante che uno stato civile non può e non deve accettare», conclude Tirelli.