Visconti (Ficei e Asi Salerno): Regole varieranno tra regioni, un danno per il sistema
«Noi siamo per l’unità d’Italia, non siamo per una posizione ideologica e non siamo per la guerra Nord-Sud. Noi siamo per unire questo Paese, per unire le forze dinamiche, produttive, sane dell’Italia. L’Italia o si salva tutta insieme o va a fuoco». Lo ha detto il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, alla due giorni «Sud Nord Invest» organizzata dalla Ficei e dall’Asi di Salerno, presiedute da Antonio Visconti.
«La battaglia – afferma De Luca – che facciamo non è per lasciare le cose così come stanno, perché non vanno bene. Il nostro Paese è una grande palude burocratica nella quale rischiamo di far affondare le energie imprenditoriali, creative. Una palude che accende il ritardo dell’Italia rispetto ai grandi paesi del mondo. La linea che che abbiamo indicato nel 2019 è quella di unire le forze produttive attraverso la burocrazia zero. Una prospettiva che potrebbe modernizzare il Paese e unire il mondo delle imprese, del nord, del centro e del sud».
«Non ho trovato nessun imprenditore del Nord interessato all’autonomia differenziata, Gli imprenditori ci chiedono tempi di decisione rapide, snellimento burocratico, possibilità di avere la realizzazione di un’impresa in un mese anziché in dieci anni» ha sottolineato.
«Ma abbiamo un governo che ha una posizione totalmente contraddittoria. La cosa che mi pare incredibile è questa: si fa l’autonomia differenziata nel momento in cui si fa in Italia la più ampia centralizzazione di poteri che si sia mai vista. Hanno centralizzato tutto. Io sono regionalista, non quelli che stanno al governo. Con la Zes unica abbiamo portato tutto a Roma penalizzando esperienze dinamiche che noi avevamo conosciuto nei territori. Noi siamo stati talmente generosi da offrire l’ex responsabile della Zes Campania, Giosy Romano, che funzionava benissimo per sostituire il responsabile nazionale della Zes che non funzionava benissimo. Abbiamo perso sette mesi di tempo senza concludere niente» ha aggiunto.
Per De Luca ogni volta «che si parla di autonomia differenziata comincia la narrazione del Sud dei miserabili, degli inefficienti, dei ladri, degli straccioni. Per quello che riguarda me e la Campania, voglio ribadire che noi siamo pronti ad accettare la sfida dell’efficienza, del rigore amministrativo, del rigore nella gestione del bilancio, nei confronti di chiunque».
La battaglia è, dunque, sui fondi: «Rispetto a una media nazionale di 16.000 euro pro capite, abbiamo una spesa pubblica pro capite nel sud di 13.000 euro. Se facciamo un confronto fra il Nord e la Campania abbiamo al Nord una spesa pubblica allargata, di 17.000 euro pro capite. In Campania per 12.000 euro pro capite. Se volessimo portare la Campania allo stesso livello del centro Nord, la Campania dovrebbe ricevere 30 miliardi di euro in più ogni anno. Noi stiamo subendo vere e proprie rapine».
Nel comparto sanitario «la Regione Campania viene depredata ogni anno di 200 milioni di euro.Nel riparto del Fondo Sanitario Nazionale, la Campania è la Regione che riceve meno di tutte le Regioni d’Italia. Allora vogliamo dire agli amici del Nord, anziché impegolarci in una battaglia che rischia di dividere l’Italia, sediamoci a un tavolo e ragioniamo, da persone serie e responsabili, sulla base di un’operazione verità».
L’unica ricetta attuabile per De Luca è «burocrazia a zero, decentramento dei poteri e delle competenze, snellimento del Paese. Su questo possiamo fare un’alleanza formidabile, forze produttive e dinamiche del nord, del centro e del sud».
Ma l’economia, secondo i dati statistici migliora. Ma per De Luca bisogna fare i conti «con alcune esaltazioni propagandistiche da parte del governo. Noi siamo la regione che cresce più di tutte. Abbiamo un dato vero, che è quello dell’export. Siamo diventati il quarto paese esportatore ma è un merito del sistema imprenditoriale. I governi non c’entrano proprio in niente».
La battaglia, secondo il presidente della Regione Campania sarà sulla scuola pubblica e sulla sanità. «La legge ha un elemento di truffa, quando all’inizio si dice che l’autonomia differenziata è un tema che si affronta senza oneri aggiuntivi per il bilancio dello Stato. Vuol dire che ci stiamo prendendo in giro. Come verranno definiti i livelli essenziali di prestazione uguali per tutti i cittadini italiani? Tutti gli istituti di ricerca ci dicono che ci vogliono decine di miliardi. Se dici senza oneri aggiuntivi per il bilancio dello Stato, vuol dire che mantieni, se va bene, la spesa storica così com’è. Se va male, incidi sul residuo fiscale».
Infine il governatore lancia alcune proposte al Parlamento: «Decida che debbano essere date risorse per la sanità pubblica, per la scuola, uguali per ogni cittadino italiano, dal Piemonte alla Sicilia. Secondo, dobbiamo dare lo stesso numero di medici e infermieri ogni mille abitanti per tutte le aree del paese, dal Piemonte alla Sicilia. Siete d’accordo? Terzo, deve essere vietato alle Regioni di fare accordi integrativi regionali che si aggiungono a quelli nazionali. Se tu consenti ad una regione ricca di aggiungere al contratto nazionale il contratto integrativo regionale, è chiaro che tu hai distrutto la sanità pubblica. Stiamo attenti perché l’Italia è comunque una democrazia ancora fragile e non siamo liberi dai pericoli che sono di fronte a noi» conclude De Luca.
Netta la bocciatura dell’autonomia differenziata anche da parte degli industriali. «L’autonomia differenziata, posta nella riforma del titolo quinto della Costituzione, introdotta nel 2001, per anni è rimasta disattesa e questo governo, proseguendo il lavoro iniziato dai governi precedenti, ha inteso rilanciare. L’autonomia differenziata prevederà nell’impianto attuale una contrattazione tra le regioni e il governo per la delega di una potestà legislativa esclusiva in una serie di materie rilevantissime, che sono elencate nell’articolo 117 della Costituzione. Molte impattano anche la politica industriale» ha detto Antonio Visconti.
«Immaginiamo nell’ambito del governo del territorio, quindi la disciplina industriale, la disciplina urbanistica che potrebbero variare da regione a regione e vedere regolamenti diversi tra di esse. Ci potremmo ritrovare ad avere 20 sistemi diversi di gestione in tantissimi campi come la produzione e il trasporto di energia. Tutto ciò un lato potrebbero migliorare il rapporto tra le imprese e le istituzioni, potendo contare su una catena di gestione di comando più corta, ma dall’altro lato si potrebbe correre il rischio di favorire una frammentazione, una perdita di competitività del nostro sistema Paese» ha sottolineato Visconti.