Ascolta la versione audio dell’articolo5′ di letturaSconsigliare la partecipazione ad eventi con assembramenti nei Paesi con focolai confermati di virus Mpox Clade I. È una delle indicazioni fornite dalla circolare del ministero della salute contenente un aggiornamento sulla malattia nota in precedenza come vaiolo delle scimmie, dopo la dichiarazione di emergenza di salute pubblica internazionale (Pheic) da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) il 14 agosto scorso. «Si raccomanda di sensibilizzare i viaggiatori diretti in Paesi con focolai confermati di infezione» da virus Mpox Clade I in merito al rischio di contrarre la malattia, fornendo loro informazioni pertinenti per proteggere sé stessi e gli altri prima, durante e dopo il viaggio, si legge nel documento firmato dal capo del Dipartimento della prevenzione, della ricerca e delle emergenze sanitarie Maria Rosaria Campitiello e dal dg Francesco Vaia. L’emergere di un nuovo ceppo più pericoloso di quello diffusosi tra il 2022 e il 2023 e l’esplosione dei casi in Africa ha fatto alzare nuovamente il livello di allarme.L’epicentro dell’epidemiaÈ questa variante del virus che negli ultimi mesi ha fatto salire i contagi, a partire dalla Repubblica Democratica del Congo che oggi costituisce l’epicentro dell’epidemia. I numeri esatti non sono certi. Oggi, il bollettino dell’Oms stimava per il mese di giugno 567 contagi nel continente africano. Certamente, però, è una stima per difetto. L’Africa Centers for Disease Control and Prevention parla di circa 15 mila casi nel continente dall’inizio dell’anno e 461 i decessi. A preoccupare non è solo la dimensione dei contagi. Il virus sta mostrando di essere capace di varcare i confini e insediarsi in aree in cui fino a oggi non era presente. Nell’ultima rilevazione dell’Oms, per esempio, anche Burundi, Kenya, Rwanda e Uganda riportano i primi contagi.Loading…Clade I sorvegliato specialePiù aggressivo e in grado di evolversi più rapidamente rispetto al sottotipo Clade II. A segnalarlo è la ricerca italiana presentata alla rivista Infectious Disease e condotta dall’Unità di Statistica medica ed Epidemiologia molecolare del Campus Bio-Medico di Roma, con Francesco Branda e Massimo Ciccozzi, insieme a Giancarlo Ceccarelli del Policlinco Umberto I di Roma, Antonello Maruotti della Libera Università Maria Ss Assunta e Fabio Scarpa dell’Università di Sassari. Clade I è il più letale, con un tasso di mortalità stimato intorno al 10%, per decenni è stato endemico nell’Africa Centrale, in particolare nel bacino del Congo, e soltanto adesso è uscito dall’Africa; a caratterizzarlo è un tasso di evoluzione molto lento e la presenza, nel suo genoma, di tratti molto antichi stabili. Il sottotipo Clade II, endemico in Africa occidentale, è molto meno aggressivo, con un tasso di mortalità inferiore all’1%. Per queste sue caratteristiche, Clade II è il sottotipo più diffuso e da tempo è riuscito a diffondersi fuori dall’Africa.Decisiva collaborazione internazionaleGli autori della ricerca rilevano che «è cruciale continuare a monitorare i genomi per valutare la composizione e la variabilità genetica dei nuovi casi, al fine di collocarli in un contesto più ampio e seguirne l’evoluzione in tempo reale. Questo – osservano – aiuterà a garantire la preparazione per il contenimento e la gestione del problema. Inoltre, una visione più completa consentirà lo sviluppo di modelli predittivi». I ricercatori rilevano inoltre che «le esperienze delle epidemie passate, fra le quali Ebola, Covid-19 e l’epidemia di Mpox del 2022, offrono lezioni cruciali che non devono essere dimenticate. Queste crisi hanno evidenziato l’importanza di un intervento tempestivo, di una solida infrastruttura sanitaria e della collaborazione internazionale. La comunità globale – rilevano – deve unirsi nella solidarietà, riconoscendo che le malattie infettive non rispettano i confini e che una minaccia per una regione è una minaccia per tutte».Ad agosto nessun nuovo caso in ItaliaDall’inizio di agosto non è stato segnalato in Italia nessun nuovo caso di vaiolo delle scimmie (Mpox). Nei giorni scorsi il ministero della Salute ha rafforzato la rete di sorveglianza diagnostica e annunciato un tavolo interministeriale su questo tema. «Alla data dell’8 agosto 2024 non risultano segnalati casi di Clade I», si legge nella circolare a proposito del nuovo ceppo di Mpox. «A partire dal 20 maggio 2022 (data della prima segnalazione del primo caso di Mpox in Italia) all’8 agosto 2024 sono stati segnalati complessivamente 1.056 casi confermati di Wpox, la maggior parte dei quali si è verificata nell’estate del 2022». Dal primo gennaio all’8 agosto 2024 «sono stati segnalati da 12 Regioni, 65 casi confermati. Tutti i casi sono riferiti a infezioni occorse nel 2023 e nei primi mesi dell’anno in corso, nessun nuovo caso è riferibile al mese di agosto».