(di Luciano Fioramonti)
Una maratona di intensità
straordinaria, potente e scenografica, due ore ininterrotte di
canto e musica di forte impatto emotivo senza mai cali di
tensione. Una lunga standing ovation ha salutato l’esecuzione di
Vespro, A Jubilant Sound Experience, ripresa del Vespro della
Beata Vergine di Claudio Monteverdi, proposta ieri allo Stresa
Festival da Simon-Pierre Bestion alla guida della compagnia
vocale e strumentale La Tempête.
Il direttore francese, 36 anni, ha trascinato il pubblico in una
vera e propria esperienza sensoriale rielaborando il capolavoro
scritto dal compositore di Cremona all’ alba del 1600.
Al lavoro di riscrittura della partitura si è aggiunta una idea
di costruzione generale di grande effetto visivo in cui i
cantanti – 7 solisti e 17 voci del coro – hanno giocato un ruolo
deterinante con continui spostamenti sul palcoscenico,
muovendosi lentamente in processione in platea per ricreare il
clima sacrale del rito, tra luci, candele e lanci di fiori
bianchi con momenti di danza e grida di gioia.
L’ atmosfera mistica in molti passaggi ha lasciato spazio anche
a echi e melodie folk. ”Sono convinto che la musica del Vespro
guardi verso il Mediterraneo e l’ Oriente – ha spiegato Bestion
-. Senza per forza mescolarsi, le diverse tradizioni popolari
coesistevano fianco a fianco. Ho semplicemente provato a evocare
tutta questa ricchezza di tradizioni e il loro reciproco
scambio”.
Altrettanto efficace il lavoro con strumenti d’epoca dei 13
musicisti della compagnia. ”Quello che presentiamo è un grande
viaggio sotto forma di Ufficio, ripensato e reimmaginato e non
destinato ad essere scrupolosamente storico”, ha aggiunto il
direttore sottolineando che a suo giudizio ”il modo in cui
viene interpretata oggi la musica antica ha un approccio ancora
troppo ottocentesco: dopo la Rivoluzione Francese tutto ciò che
ricordava l’ Ancien Régime fu bandito, soprattutto nella musica
sacra e in particolare nei suoi ornamenti. Penso che alcuni tipi
di musica tradizionale del Mediterraneo, anche extraeuropei,
siano molto più vicini al modo in cui veniva suonata la musica
antica”.
Simon-Pierre Bestion guida dal 2015 il collettivo La Tempête,
risultato della fusione dell’ensemble Europa Barocca e il coro
Luce del Canto, da lui fondati nel 2008 quando aveva appena 20
anni.
Grandi applausi sono andati anche a Giovanni Antonini,
protagonista sabato 17 agosto con il suo Giardino Armonico della
brillante serata inaugurale nella quale ha accostato le sinfonie
52 e 44 di Haydn a due concerti di Vivaldi, questi ultimi con il
giovane russo fuoriclasse del violino Dmitry Smirnov. Il
direttore d’ orchestra milanese, specialista di musica barocca,
ha proposto le ultime due composizioni di Haydn registrate per
la monumentale impresa discografica avviata nel 2014 con il suo
ensemble e con l’ Orchestra da camera di Basilea di incidere l’
integrale delle 107 sinfonie entro il 2032, tricentenario della
nascita del compositore tedesco.
L’ edizione numero 63 dello Stresa Festival propone fino al
6 settembre 15 serate con grandi nomi della classica tra i quali
spiccano la violoncellista Ditta Rohmann (21 e 22 agosto); Il
coreografo Virgilio Siani e la sua compagnia con il
violoncellista Mario Brunello – che del Festival è il direttore
artistico – nell’ omaggio alla musica di Ezio Bosso (24 agosto);
il mezzosoprano Isabel Pfefferkorn e quattro violoncellisti in
un concerto che dalla musica barocca di Henry Purcel arriva a
Tom Waits, Freddie Mercury e Adele (27 agosto), il Barbican
Quartet (28 agosto), il pianista Andràs Schiff e la Royal
Concertgebouw Orchestra diretta da Myung-whun Chung (31 agosto),
il Trio Chagall (1 settembre), il violoncellista Giovanni
Sollima (3 settembre). La serata conclusiva con Mozart e
Beethoven vedrà in scena, il 6 settembre, Isabelle Faust
(violino), Kristian Bezuidenhout (fortepiano) e la Freiburg
Baroque Orchestra.
”Questo festival non è solo una kermesse – ha detto Mario
Brunello, direttore artistico – ma propone un bellissimo
programma musicale con il quale si vogliono dire cose
importanti. Molti concerti fanno sentire come si può suonare
ancora tanto bene una musica tra virgolette vecchia”.
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