Un sacerdote, Antonio
Foderaro, di 61 anni, incaricato diocesano per l’informatica e
direttore dell’Istituto superiore di Scienze religiose, è
indagato nell’inchiesta “Ducale” cordinata dalla Dda di Reggio
Calabria su presunti intrecci tra politica e ‘ndrangheta per
realizzare “affari” e gestire il potere allo scopo di farsi
reciproci favori e ottenere vantaggi in vari settori della
pubblica amministrazione.
È quanto emerge dal fascicolo dell’indagine della che l’11
giugno scorso ha portato all’emissione di 14 misure cautelari.
Condotta dai carabinieri del Ros con il coordinamento del
procuratore Giovanni Bombardieri, degli aggiunti Stefano
Musolino e Walter Ignazitto e del pm Salvatore Rossello,
l’inchiesta ha riguardato la cosca Araniti di Sambatello, alla
periferia nord di Reggio, che avrebbe avuto un ruolo attivo alle
elezioni regionali del 2020 e del 2021 e alle elezioni
amministrative del settembre 2020.
Nominato “decano della Pontificia facoltà teologica
dell’Italia meridionale” di Napoli, il prelato reggino è
indagato per scambio elettorale politico-mafioso per suoi
rapporti con l’indagato Daniel Barillà, finito prima ai
domiciliari e poi all’obbligo di firma.
Agli atti dell’inchiesta ci sono numerose intercettazioni –
scrivono i carabinieri del Ros – “aventi come tema principale le
consultazioni elettorali per il rinnovo del Consiglio Regionale
della Calabria”. Nell’informativa c’è scritto che Barillà ha
chiesto “al sacerdote di indirizzare i consensi elettorali verso
Giuseppe Neri”, il consigliere regionale di Fratelli d’Italia
indagato per il quale la Procura ha presentato appello al
Riesame dopo che il gip lo scorso giugno ha rigettato nei suoi
confronti la misura cautelare in carcere.
Sempre Barillà, infine, poco prima delle amministrative del
2020 avrebbe organizzato un incontro nei locali del seminario
tra il prelato e il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe
Falcomatà, anche lui indagato nell’inchiesta “Ducale”.
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