Il governo italiano ha deciso di rivedere il redditometro, uno strumento di controllo fiscale che, dal 1973, ha avuto il compito di stanare chi dichiara redditi inferiori rispetto a quelli realmente posseduti. Introdotto come una misura anti-evasione, il redditometro aveva perso efficacia nel 2018 sotto la guida del governo Conte I, che ne aveva sospeso l’applicazione.
L’attuale esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha ritenuto necessario riprenderlo in mano, apportando modifiche come specificato nel decreto numero 108 del 5 agosto, il correttivo della riforma fiscale, appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
Evoluzione e critiche al redditometro fino alla svolta
Nel corso degli anni, il redditometro ha subito diverse revisioni per affinare i metodi con cui viene calcolato il divario tra reddito dichiarato e spese effettive. Il governo Meloni aveva inizialmente reintrodotto una serie di controlli dettagliati con il decreto del 7 maggio 2024, comprendendo diverse tipologie di spese come mutui, affitti e acquisti di beni di consumo. La decisione però aveva sollevato un’ondata di polemiche, costringendo l’esecutivo a una temporanea marcia indietro per “ulteriori approfondimenti”, ora completati.
La novità più importante introdotta dal recente decreto riguarda la soglia per l’attivazione dei controlli fiscali, ora fissata a 69.700 euro per il 2024. In precedenza, i controlli scattavano quando l’evasione ipotizzata superava il 20% del reddito dichiarato. Ora, oltre a questo criterio, il reddito complessivo stimato dovrà superare dieci volte l’assegno sociale annuo. Con l’importo attuale introdotto dal governo Meloni di 6.947 euro, questo significa che i controlli inizieranno solo se il reddito complessivo stimato supererà i 69.700 euro. In pratica, un contribuente che dichiara 30.000 euro non sarà soggetto a controlli fino a quando il suo reddito stimato non supererà questa nuova soglia.
Le reazioni politiche
La reintroduzione del redditometro ha acceso il dibattito politico. Paola Mancini, senatrice di Fratelli d’Italia, ha affermato che il nuovo sistema ha l’obiettivo di colpire i grandi evasori, individuando coloro che vivono nell’ombra di grandi patrimoni. D’altro canto, il senatore Maurizio Gasparri di Forza Italia ha dichiarato che il redditometro era ormai obsoleto e che la sua sostituzione era necessaria per rendere più efficace la lotta all’evasione fiscale.
In una dichiarazione controversa, Francesco Filini di Fratelli d’Italia ha ribattezzato il nuovo strumento come “ladrometro”, suggerendo che sarà efficace nel far emergere i cosiddetti “grandi ladroni”, persone che ostentano beni di lusso senza pagare le tasse. L’accento posto dal governo è dunque su un controllo più mirato che mira a non lasciarsi sfuggire i grandi evasori.
La lista delle spese sotto la lente del fisco
Nonostante le modifiche, la struttura di base del redditometro rimane la stessa. Le spese utilizzate per stimare il reddito reale dei contribuenti coprono una vasta gamma di categorie. Tra queste:
Spese di consumo quotidiano: alimentari, bevande, abbigliamento e calzature;
Spese per la casa: mutui, affitti, bollette, manutenzione ordinaria e straordinaria;
Trasporti e veicoli: acquisti, manutenzione e leasing di auto, moto, camper e anche mezzi di trasporto aereo e marittimo;
Salute e benessere: medicinali, visite mediche e assicurazioni;
Tempo libero e cultura: abbonamenti a pay-tv, eventi culturali e sportivi, acquisti di libri e dispositivi elettronici;
Istruzione: tasse scolastiche e universitarie, spese per soggiorni studio;
Investimenti e risparmi: acquisto di immobili e beni di lusso, donazioni e investimenti finanziari.