L’oro sale ancora. Prosegue infatti spedito il rally del metallo giallo e le previsioni per i prossimi mesi sono di ulteriore crescita. Vediamo quanto vale oggi e cosa sta portando ad un incremento così rapido della sua quotazione.
Nuovo record storico per l’oro
L’oro oggi lunedì 19 agosto 2024 ha sfondato un nuovo record storico. Il metallo giallo con consegna immediata (Gold spot) tocca quota 2.501,16 dollari l’oncia, con un aumento dell’1,48%. L’oro con consegna a dicembre (Comex) è scambiato a 2,539,80 dollari l’oncia, con un incremento dello 0,08%. Un altro prezzo record, dunque, che spazza via quello di appena due giorni fa.
La situazione rialzista strutturale per l’oro rimane quindi quella di sempre, ma il prezzo cresce ora a ritmi sostenuti. Già qualche mese fa gli analisti avevano previsto che i prezzi avrebbero raggiunto una media di 2.500 dollari l’oncia nel quarto trimestre del 2024, e ora ci siamo arrivati.
Perché il prezzo dell’oro continua a crescere
Ma perché la quotazione dell’oro continua a toccare livelli mai visti? I motivi sono diversi, tra cui i maggiori rischi geopolitici dovuti alle due grandi guerre in corso – Ucraina e Israele – ma anche le aspettative che la Fed inizi ad abbassare i tassi, le preoccupazioni sul deficit di bilancio, la corsa dell’inflazione e i possibili acquisti da parte della Banca centrale.
La rapida corsa del prezzo dell’oro quest’anno è stato in parte alimentato dalle aspettative che la Federal Reserve avrebbe tagliato i tassi di interesse ben 3 volte nel 2024, quando l’inflazione persistente ha iniziato ad attenuarsi. Ma le proiezioni attuali suggeriscono che è previsto un solo taglio dei tassi per il resto del 2024. Questione di ore, perché la Fed dovrebbe prendere una decisione a brevissimo.
Come spiegano gli analisti di J.P. Morgan, tradizionalmente, un dollaro più debole e tassi di interesse in Usa più bassi aumentano l’attrattiva dell’oro. Ma all’inizio del 2022 ha iniziato a vedersi un significativo disaccoppiamento, e la relazione dell’oro con i rendimenti reali degli Stati Uniti si è ulteriormente deteriorata quest’anno.
“La rinascita dell’oro è arrivata prima del previsto, poiché si disaccoppia ulteriormente dai rendimenti reali. Siamo strutturalmente rialzisti sull’oro dal quarto trimestre del 2022 e, con i prezzi che hanno superato i 2.400 dollari già ad aprile, il rally è arrivato prima ed è stato molto più netto del previsto” ha detto Gregory Shearer, responsabile della strategia sui metalli di base e preziosi presso J.P. Morgan. “È stato particolarmente sorprendente, dato che è coinciso con la scontata riduzione dei tassi della Fed e un rialzo dei rendimenti reali statunitensi a causa di dati più forti su lavoro e inflazione negli Stati Uniti”.
Il dato che non deve sorprendere, e che anzi è storicamente provato, è che l’incertezza economica e geopolitica tende ad essere un fattore positivo per l’oro, grazie al suo status di bene rifugio e alla capacità di rimanere una riserva di valore estremamente affidabile. L’oro ha anche una bassa correlazione con altre classi di attività, quindi può fungere da assicurazione durante il calo dei mercati e nei periodi di stress geopolitico.
Oltre ai fattori trainanti dei tassi di interesse e alle preoccupazioni geopolitiche che fanno schizzare il prezzo, i dati mostrano però che c’è una certa riluttanza da parte dei detentori fisici a vendere il proprio oro. Questo perché si pensa che il valore del metallo possa crescere ancora. In questo contesto geopolitico difficile, con l’aumento delle sanzioni e della cosiddetta de-dollarizzazione, osserviamo un aumento dell’interesse per l’acquisto di asset reali, compreso il metallo giallo.
Quanto aumenterà ancora la quotazione
Ma non è solo l’oro a salire. Anche l’argento sta facendo registrare ottime performance e secondo gli analisi, tra tutti i metalli, proprio oro e argento continueranno a crescere fino alla fine del 2024 e anche nella prima metà del 2025.
Secondo le previsioni di J.P. Morgan Research, l’oro potrebbe persino schizzare a 2.600 dollari l’oncia a inizio del prossimo anno. Se la Fed diventasse ancora più rigida nel tenere bassa l’inflazione, si potrebbe eventualmente innescare un rally ancora più ampio, ma è ancora troppo presto per dirlo.
Quanto oro hanno gli italiani (e dove)
Ma come stiamo messi a oro in Italia? Quanto ne possiedono gli italiani? Secondo i dati aggiornati della Banca d’Italia, le riserve auree italiane ammontano a 2.452 tonnellate: di queste, 4,1 tonnellate sono sotto forma di moneta (871.713 pezzi di moneta per la precisione, il cosiddetto “oro monetato”) e le rimanenti sotto forma di lingotti – dopo che nel 1999 sono state conferite alla Bce – 141 tonnellate.
Nella sede della Banca d’Italia in via Nazionale a Roma sono custodite 1.100 tonnellate di oro di proprietà dell’Istituto, comprendenti anche la totalità dell’oro monetato, insieme a una quota pari a 100 tonnellate delle riserve conferite alla Bce.
La maggior parte dei lingotti custoditi dalla Banca d’Italia è di tipo tradizionale, a forma di prisma, ma diversi esemplari presentano la forma di parallelepipedo o mattone, di tipo americano, e di panetto di tipo inglese. Il peso dei singoli lingotti va da un minimo di 4,2 a un massimo di 19,7 kg, con un peso medio di poco superiore ai 12,5 kg. Il titolo medio dei lingotti, ossia la percentuale media di oro fino usata nella lega, è di 996,2 e in numerosi casi anche di 999,99.
Ma non tutto l’oro italiano si trova in Italia. La scelta di dislocare all’estero poco più della metà del metallo, presso diverse Banche centrali, come spiega la stessa Bankitalia, deriva, oltre che da ragioni storiche, legate ai luoghi in cui l’oro fu acquistato, anche da una strategia di diversificazione finalizzata alla minimizzazione dei rischi. Inoltre, la localizzazione prescelta dalla Banca riflette la primaria importanza di tali piazze finanziarie per il mercato internazionale dell’oro.
L’oro degli italiani si trova distribuito così:
Italia: 44,86%, pari a 1.100 tonnellate
Usa: 43,29%, pari a 1.061,5 tonnellate
Svizzera: 6,09%, pari a 149,3 tonnellate
Regno Unito: 5,76%, pari a 141,2 tonnellate.