‘Beautiful Life’ è il titolo della
personale di Claudio Verna, a cura di Davide Ferri, in programma
dal 7 ottobre al 2 dicembre alla Labs Contemporay Art di
Bologna. La mostra include perlopiù dipinti realizzati negli
anni Duemila, punteggiati da alcuni lavori degli anni Settanta,
appartenenti al periodo in cui Verna (1936) è stato uno dei
protagonisti della Pittura Analitica.
Beautiful Life, presentata oggi alla stampa, non ha pretese
di esaustività, ma pur in modo inevitabilmente parziale, disegna
un arco temporale molto ampio, la traiettoria di una ricerca
durata tutta la vita, e compresa idealmente tra due estremità:
gli anni Settanta, che coincidono con una delle stagioni più
importanti del percorso dell’artista, e il lavoro recente,
capace di esprimere con rinnovata vitalità aspetti e qualità che
appartengono alla pittura di Verna fin dagli esordi: il rapporto
tra geometria – una geometria le cui linee e segni di superficie
derivano per emanazione dal quadro come oggetto, come corpo,
considerato in tutta la sua articolazione materiale – e colore,
un colore che può contrastare questa geometria, o rimarcarla, ma
rendendone i confini porosi e perpetuamente instabili. La
capacità del colore di esplorare la superficie in tutte le sue
parti, al centro così come nei margini, organizzandosi in bande
e linee che seguono o contrastano con il perimetro e la forma
del dipinto. E una specie di agilità del colore, che si traduce
con la successione e articolazione tra piani e strati che hanno
costruito l’immagine, con colori che da sotto sembrano emergere
in superficie, squarciando o punteggiando la campitura
dominante. Come avviene in Beautiful Life, il dipinto da cui il
titolo della mostra deriva, un “quasi monocromo” bianco la cui
superficie è contaminata da un’infinità di sottotoni che la
fanno vibrare per contrasto o per via di dissolvenze e aumenti
di intensità.
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