Ascolta la versione audio dell’articolo3′ di letturaLa premessa è che siamo ancora alle battute iniziali per una manovra che si annuncia decisamente impegnativa per il Governo. I calcoli si faranno non appena saranno disponibili i dati aggiornati dell’autoliquidazione delle imposte, poi entro il 20 settembre si dovrà mettere a punto il piano pluriennale di spesa da inviare a Bruxelles, che sarà poi approvato nel pacchetto di autunno del semestre europeo, insieme alle raccomandazioni sul deficit. L’importo definitivo della manovra sarà deciso a ridosso della predisposizione della manovra, ma fin d’ora si può ipotizzare che si tratterà di una legge di Bilancio non inferiore ai 24-25 miliardi. E come ogni anno sarà caccia alle risorse.Tagli alle agevolazioni fiscali Il capitolo delle spese fiscali è da tempo nel mirino ma finora non si è riusciti ad avviare una efficace razionalizzazione all’interno delle attuali 626 agevolazioni che nonostante i tentativi di riduzione portati avanti negli anni continua a crescere, causando una perdita di gettito che supera i 105 miliardi. L’intenzione del Governo è di avviare una prima revisione, senza intervenire sulle detrazioni fiscali più rilevanti che hanno un impatto diretto per attenuare la progressività del prelievo, quali le detrazioni per figli, le spese mediche, per la casa. Stando alle prime indicazioni, si ipotizza un taglio di circa un miliardo, ma il lavoro di ricognizione è appena agli inizi. Si potrà far conto sul buon andamento delle entrate, ma certamente (in attesa anche di verificare sul campo quanto sarà incassato dal concordato preventivo biennale e dalla quinta rata della rottamazione) il capitolo della spending review dovrà garantire un contributo non secondario ai saldi finali della manovra.Loading…Spending review Finora si è ipotizzato che nel 2025 la spending review a carico dei ministeri non dovrà essere inferiore ai 2,5 miliardi. Si dovrà provare a elevare l’asticella, tenendo conto che si colloca attorno ai 18,2 miliardi l’impatto delle misure finanziate per il solo 2024 che attendono di essere confermate nel prossimo anno. In primis si tratta di finanziare per 10,7 miliardi lo sconto contributivo per i redditi fino a 35mila euro, cui si aggiunge per 615 milioni il conto residuo da onorare per confermare il primo modulo della riforma Irpef (è la parte eccedente la quota già coperta dal Fondo per l’attuazione della delega fiscale). Andranno poi quantificati gli altri oneri che vengono di norma inseriti alla voce “politiche invariate” tra cui le risorse da destinare per il prossimo triennio contrattuale dei dipendenti pubblici (2025-27) e il rifinanziamento di alcuni fondi, inclusi alcuni destinati agli investimenti. In agenda (ma tutto dipenderà dall’entità delle risorse a disposizione) compare l’intenzione di estendere gli sgravi anche ai ceti medi con redditi fino a 50mila euro, che è l’obiettivo del viceministro alle Finanze Maurizio Leo. Stando alle prime anticipazioni, al momento le risorse a disposizione non supererebbero i 6,3 miliardi. Si ragiona anche sul coinvolgimento delle banche. Lo ha confermato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti: “Le banche, come le altre realtà che fanno utili e stanno bene, saranno chiamate, come tutti i cittadini italiani, a contribuire alla finanza pubblica. Penso non ci sia niente di strano. Non ci saranno tasse sugli extraprofitti, su profitti però sì, per loro come per tutti gli altri”. Un’ipotesi sarebbe quella di far aumentare i tassi di interesse sui conti correnti, favorendo i clienti e allo stesso tempo anche i conti pubblici.Nessuno spazio per nuovo deficitIl buon andamento delle entrate aprirà spazi a beneficio dei conti del 2024, consentendo di migliorare anche l’andamento del deficit, che il Def di aprile colloca al 4,3%, con l’obiettivo del 2025 fissato al 3,7%. Con il piano pluriennale di spesa è atteso anche l’aggiornamento delle variabili macroeconomiche e di finanza pubblica, che dovrà a questo punto registrare anche la stima a livello programmatico (e non più soltanto tendenziale) comprensiva dunque dell’impatto della manovra e delle misure in essa contenute. Con la procedura di infrazione in corso, e alla luce dell’impegno prescritto dalle nuove regole di bilancio non vi sarà spazio per nuovo deficit. Occorrerà predisporre una correzione media nei sette anni di vigenza del piano pari a circa 12 miliardi (lo 0,6% del Pil), come indicato nella “traiettoria tecnica” inviata da Bruxelles il 21 giugno. La trattativa entrerà nel vivo a partire da settembre e verterà anche sull’entità dello sconto da mettere in campo nel prossimo triennio per effetto della maggiore spesa per interessi sostenuta in seguito all’aumento dei tassi, e si ragionerà – come chiede Giorgetti – anche sull’eventuale scorporo dal calcolo del deficit delle spese per la difesa.