“Capitava che Sharon andasse a
camminare la sera per il caldo, da sola oppure qualche volta con
me. Ma se avessi saputo che sarebbe uscita a quell’ora, non
l’avrei lasciata”: è quanto ha detto al Corriere della Sera
Sergio Ruocco, il compagno di Sharon Verzeni, uccisa a 33 anni
da quattro coltellate mentre passeggiava per le strade del suo
paese.
L’idraulico di 37 anni, originario di Seriate, da tre anni
viveva con la fidanzata nell’appartamento di Terno D’Isola. Il
29 luglio, vigilia dell’omicidio, lui e Sharon – che stavano
insieme da 16 anni – avevano cenato in casa. Poi lui, verso le
22, sostiene di essere andato a dormire perché stanco. “Io
purtroppo – le sue parole – non mi sono reso conto di niente”.
Era mezzanotte quando Sharon è uscita per la consueta
passeggiata, forse più tardi del solito, ma comunque non di
molto, stando agli accertamenti dei carabinieri del Nucleo
investigativo di Bergamo, ora affiancati dagli esperti in
crimini violenti del Ros.
La 33enne ha camminato lungo il solito tragitto per 50
minuti, fino al centro del paese, in via Castegnate, dove è
avvenuto l’agguato. Una testimone l’ha sentita sente chiedere
aiuto quando era già stata pugnalata, idem un’altra, che però
ieri ha aggiunto un dettaglio significativo: il rumore di una
sgommata poco prima del lamento. Sharon è giunta all’ospedale
Papa Giovanni XXIII già morta e subito dopo i carabinieri hanno
fatto irruzione nell’appartamento di via Mario Merelli. Nulla è
emerso, nemmeno dalla telecamera all’angolo, che ha filmato
un’unica persona allontanarsi da casa: Sharon. “Non c’era niente
che la preoccupasse — sostiene il compagno —, ho chiesto anche
alle sue colleghe al lavoro. Speravo che le indagini portassero
a qualcosa più velocemente, ho chiamato e mi hanno detto che
stanno facendo il possibile. Bisogna lasciarli lavorare”.
“Parleremo – conclude – quando sapremo qualcosa”.
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