di Paolo Petroni
DANIELE FRANCESCONI, ”L’INTRUSO”
(INCONTRI ED. pp. 196 – 18,00 euro) – Psiche è il tema del
Festivalfilosfia di quest’anno (che inizia domani a Modena,
Carpi e Sassuolo) e il primo romanzo uscito qualche mese fa di
Daniele Francesconi, che ne è direttore, è il racconto di un
viaggio di formazione di un uomo, un giornalista della Gazzetta
della Pianura, in lotta con i propri fantasmi, le proprie
ossessioni, tra insicurezza e rabbia, sino a una (cruenta e
definitiva) soluzione.
Un romanzo tutto realista, ma condotto sul filo dell’assurdo,
così che il finale ognuno lo intenderà a suo modo, come una
vittoria o come una sconfitta. Si racconta che il giornalista,
Serafino Malinverni, rincasando una sera a casa sua vi trova un
individuo che si muove con disinvoltura e afferma di avere
l’autorizzazione ad abitare li con lui. Naturalmente vengono
chiamati i carabinieri che però riescono solo a constatare che
costui, Valerio Boschetti col suo pizzo da damerino e i capelli
mossi, ha pare abbia davvero il diritto a stare li, come
attentano i documenti, compresa una dichiarazione del padrone di
casa.
Il gioco diventa intrigante, tra l’incredulità,
l’insofferenza, l’ira dell’affittuario principale e la
disinvoltura e sicurezza del nuovo venuto, che in realtà non è
appena arrivato, solo che, facendo il portiere di notte di un
Hotel, esce nel tardo pomeriggio e rientra la mattina tardi,
orari opposti a quelli del Malinverni che in quei casi è già
andato via o non è ancora rientrato, essendo così riuscito per
molto tempo a non incontrarlo.
Ma sotto pressione del giornalista, e sempre un po’ temendo
il potere della stampa, i carabinieri si convincono a indagare
più a fondo e intervistano altri inquilini del palazzo, tutti
che conoscono è hanno ottimi rapporti col Boschetti. Si capisce
allora che questi con la sua capacità di socializzare e
partecipare alla vita del palazzo è forse l’altra parte di
Malinverni, da tutti definito chiuso e scostante, quella con cui
ognuno può trovarsi a doverci fare i conti. Tanto è vero che più
si incontrano, più si scopre che questi in fondo fa parte della
famiglia, conosce e coccola i figli di Maliverni e conosce bene
la loro mamma, da cui lui è separato (allora si può supporre
anche un gioco sulla difficoltà di accettare questa sostituzione
nella vita famigliare).
Il racconto si fa a suspence, e si tinge di giallo col lavoro
giornalistico del protagonista, chiamato dal suo capo a far luce
sulla riapertura delle indagini su un vecchio, famoso delitto
rimasto insoluto, l’uccisione di maria tempesti con 27
coltellate, ma che ora, con genetica e nuovi mezzi scientifici
si spera di poter chiarire, magari inchiodando quello chef
stellato che pareva avere un alibi di ferro. Un giallo che pian
piano conquista il cronista, che a suo tempo già se ne
interessò.
Una storia di profonde inquietudini esistenziali, di
interrogativi tra l’etico e il grottesco, con attorno una città,
anzi un palazzo dai tanti volti, occhi e orecchie, che vanno da
un tal Casiraghi, cui l’intruso ha dato aiuto nel montare un
parquet, al professor Balestra, matematico pragmatico, che
invita a capire che questo mondo non considera più gente come
Boschetti un intruso e lo invita a ”prenderne atto il prima
possibile…. Provi a adeguarsi alle tendenze” e gli riferisce
di aver detto ai carabinieri che lui ӏ una persona
intelligente e presto si sarebbe convinto e capirà da solo che
Boschetti gode del riconoscimento della nostra epoca”. Sono
questi, e altri interventi e notazioni, che aiutano la lettura
di questa storia, di cui non si può raccontare di più.
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