Ascolta la versione audio dell’articolo1′ di letturaLa certezza è che non potrò mai dimenticare le conversazioni, le tante conversazioni, con Roberto Poli, maestro non soltanto di economia ma anche di vita. Ho avuto la fortuna, credo, di averne la stima e mi ha sempre concesso la disponibilità a incontri che per me, all’inizio giovane giornalista, erano straordinariamente istruttivi. Ricordo di lui il valore intellettuale, la conoscenza approfondita del mondo dell’economia e della finanza, la proverbiale affidabilità e riservatezza, la saggezza.Proprio per questo ha saputo essere, caso forse unico, al tempo stesso consulente di assoluta fiducia di Silvio Berlusconi, per il quale tra l’altro aveva seguito la costruzione della ventina di finanziarie con cui controllava il gruppo, e del suo avversario politico, Romano Prodi. Aveva anche un’altra grande dote: l’equilibrio. Per questo ogni volta che mi è capitato d’incontrarlo, nello studio di Milano, a Brera, oppure al Circolo degli scacchi di Roma, ne uscivo arricchito d’insegnamenti.Loading…Ho il rimpianto di avere perso, negli ultimi anni, le occasioni di parlargli. Io sopraffatto dall’incalzare degli impegni, lui costretto a fare i conti con l’inesorabile orologio biologico, che non lascia scampo. Ci ha lasciato un conoscitore profondo dell’industria e della finanza, pubblica e privata. Con una caratteristica impagabile: l’autonomia da quelli che venivano chiamati poteri forti. Era, sotto molti aspetti, un uomo d’altri tempi.